Quando la città, presunta fortezza di civilizzazione e libertà, diventa teatro di vulnerabilità imprevedibili

Introduzione
Nel mattino di lunedì 3 novembre 2025, in pieno centro di Piazza Gae Aulenti a Milano, una donna di 43 anni è stata accoltellata alle spalle mentre si recava al lavoro: l’aggressione, avvenuta alle 9 del mattino in uno snodo urbano che si vorrebbe simbolo di efficienza, mobilità, vitale networking, mette in rilievo una serie di elementi che trascendono la cronaca per assumere carattere sociologico. Da sociologa sanitaria e criminologa forense, mi propongo qui di leggere l’episodio come sintomo di una trasformazione più ampia: del senso di sicurezza urbana, della fragilità delle relazioni associative informali, della crisi dei dispositivi di regolazione sociale, formale e informale.

Il contesto urbano come micro-macrosfera della vulnerabilità
Il senso di sicurezza urbana Quando la città, presunta fortezza di civilizzazione e libertà, diventa teatro di vulnerabilità imprevedibili Dott.ssa Annamaria Venere Sociologa Sanitaria, Criminologa Forense, Amministratore Unico: AV eventi e formazione, Catania Piazza Gae Aulenti è un emblematico luogo ibrido: infrastruttura di mobilità metropolitana, area di uffici e residenziale, spazio pedonale dotato di videosorveglianza. Ciò nonostante, l’aggressione è avvenuta tra due grattacieli, in una zona percepita come «protetta» ma che si è rivelata vulnerabile. Questo gap tra immagine e realtà richiama la distinzione sociologica tra ordine percepito e ordine vissuto: lo spazio urbano «residente» nei media e nei notiziari come sicuro non coincide sempre con lo spazio urbano vissuto come tale dai soggetti. La violenza casuale – senza movente apparente, su una vittima sconosciuta – sembra segnare una rottura, non più conflitti radicati in reti sociali, non più aggressioni tra conoscenti, ma attacchi orizzontali e imprevedibili. Il fatto che l’attacco sia avvenuto mentre la vittima compiva un tragitto quotidiano – entrava in ufficio, prendeva la metro, attraversava percorsi pedonali – ci invita a riflettere su come la routine diventi scenario di discontinuità. In tal modo, l’individuo «ordinario» diviene bersaglio non per il suo ruolo specifico, ma per la sua presenza nel luogo della routine, accentuando la sensazione che ciascuno possa trovarsi «nel momento sbagliato, al posto sbagliato».

Solitudine sociale e atomizzazione degli spazi
La modernità urbana ha favorito una crescente atomizzazione, il legame sociale si frammenta, le reti di prossimità si allentano, le comunità locali si riducono. Ciascuno è spesso solo, nel tragitto casa-lavoro, negli spazi transitori. In questo contesto, l’aggressione subita da una persona sola, durante un percorso individuale e non accompagnato, riflette una rottura della protezione sociale che non è solo della polizia o delle istituzioni, ma delle relazioni informali, passanti, vicini, colleghi, che dovrebbero costituire un primo livello di vigilanza. La sociologia della salute richiama il tema della percezione dell’insicurezza come uno stress sociale: non solo il danno fisico, ma la ferita al senso di protezione quotidiana, al sentirsi parte di una rete più ampia. Il conflitto sociale – qui latente e imprevedibile – produce un effetto di mobilitazione interna, paura, diffidenza, eversione della fiducia individuale verso l’altro. Si danneggia così non solo la vittima, ma il tessuto sociale intero.
Crisi del controllo sociale formale e informale
Il controllo sociale, nelle società urbane complesse, si articola su due livelli: uno formale (forze dell’ordine, videosorveglianza, normative) e uno informale (vigilanza tra pari, sorveglianza comunitaria, appartenenza). In questo caso, il controllo formale era presente – l’area è dotata di telecamere, le forze dell’ordine si sono attivate – ma non ha impedito l’aggressione. Questo evidenzia che la sola infrastruttura non è sufficiente, serve anche una relazione sociale che funzioni da deterrente. Quando la vigilanza collettiva si indebolisce, l’aggressore può “scegliere” un contesto quotidiano e penetrabile.. In termini criminologici forensi, la tipologia dell’aggressione – random, senza legame con la vittima – segnala un fenomeno che richiede modalità di prevenzione differenziate: non solo “fai attenzione a chi conosci”, ma “presta attenzione a ciò che succede intorno a te anche quando è routine”. Per la sociologia urbana, il risultato è una erosione del «sentire pubblico»: la città perde parte della sua qualità protettiva.
Implicazioni per la salute pubblica e la qualità della vita urbana
Dal punto di vista della sociologia sanitaria, la violenza urbana non è soltanto un evento isolato, ha ricadute sulla salute mentale delle vittime, sulla loro famiglia, sui colleghi.. L’evento in sé genera un trauma che è individuale, ma anche collettivo: la percezione che «a me non può capitare» viene sostituita da «potrebbe capitare». Questo altera la sensazione della sicurezza e, dunque, la qualità della vita urbana, con possibili aumenti di ansia, evitamento degli spazi pubblici, riduzione della socialità.
Bibliografia
Il Tirreno, 03/11/2025.
Il Tirreno Gazzetta di Parma, 03/11/2025.
Gazzetta di Parma Gazzetta.it, 03/11/2025.
La Gazzetta dello Sport ANSA, 03/11/2025.
ANSA.it+1 TG LA7, 03/11/2025.
TGLA7


