La chirurgia “palliativa” nelle paralisi della caviglia e del piede: il trattamento del piede cadente

Dr. Maurilio Bruno spec. in Ortopedia e Traumatologia – Chirurgia della mano e Microchirurgia Ricostruttiva, Milano Abstract Il piede cadente o drop foot rappresenta una patologia discretamente frequente nella popolazione di ambedue i sessi. Le cause possono essere molteplici, ad origine sia da patologie del sistema nervoso centrale che del sistema nervoso periferico. Fondamentale è la diagnosi precoce ed il trattamento fisiatrico e/o chirurgico cui si ricorre, sia dal punto di vista della ricostruzione microchirurgica dei tronchi nervosi sia servendosi di tecniche “antiche, di palliazione“, che conservano ancora una fondamentale validità per il recupero della funzione di estensione della caviglia e del piede così fondamentale per la corretta esecuzione del passo. La sintesi fra tecniche moderne come la Microchirurgia Ricostruttiva e tecniche chirurgiche “storiche”, come i trapianti “palliativi”, può brillantemente risolvere quadri clinici disfunzionali di grado spesso severo. Drop foot represents a fairly frequent pathology in the population of both sexes. The causes can be multiple, both originating from pathologies of the central nervous system and the peripheral nervous system. The early diagnosis and the physiatric and/or surgical treatment which is used both from the point of view of the microsurgical reconstruction of the nerve trunks and using “ancient” palliation techniques which still retain a fundamental validity for the recovery of the extension function of the ankle and foot so fundamental for the correct execution of the step. The synthesis between modern techniques such as Reconstructive Microsurgery and “historical” surgical techniques, such as “palliative” transplants, can brilliantly resolve often severe dysfunctional clinical pictures. Introduzione La deambulazione “steppante”, ovvero la zoppia determinata dal piede cadente (drop foot degli anglosassoni), è caratterizzata dall’incapacità acquisita di sollevare il piede nel passo. Il panorama delle patologie che possono determinare il quadro clinico del piede paralitico o cadente è molteplice. Si definisce cadente il piede incapace di estendersi e sollevarsi nel passo e questa situazione si verifica per paralisi dei principali muscoli che sollevano il piede nel passo: il tibiale anteriore, l’estensore comune delle dita, l’estensore proprio dell’alluce, i peronei. Come detto, si tratta di una paralisi che può essere causata da patologie internistiche che interessano il midollo spinale e le radici, come le mieliti da malattie specifiche, per esempio, nelle infezioni virali (cytomegalovirus, Covid, etc), nella lebbra, nella neuropatia di Charcot o traumatiche a carico del midollo spinale, delle radici spinali e del nervo periferico (Tab.1; Tab. 2). Da un punto di vista neurologico, la caviglia ed il piede sono innervati dai rami del nervo sciatico, lo sciatico popliteo esterno (SPE) e lo sciatico popliteo interno (SPI); il primo innerva i muscoli che estendono ed evertono il piede, il secondo innerva i muscoli che flettono ed invertono il piede. Nel caso di lesione traumatica del nervo SPE (lesione reversibile, ovvero la assonotmesi, o irreversibile, ovvero la neurotmesi) si deve immediatamente porre diagnosi attraverso l’esame clinico e soprattutto l’esame elettrofisiologico elettromiografico o EMG (Fig.1). Le cause più frequenti di lesione traumatica del nervo SPE sono rappresentate da traumi contusivi violenti, lesioni da taglio e da arma da fuoco, da fratture del perone, da compressioni da forme tumorali (swannomi, formazioni cistiche), da traumi violenti come durante la lussazione del ginocchio. Molte forme sono di origine iatrogena, come quelle che avvengono in corso di impianto di protesi di anca o di ginocchio, lesioni radicolari che provocano la “sciatica paralizzante”, asportazione chirurgica di ernie del disco, etc. Dopo una prima fase diagnostica, bisogna valutare le possibilità terapeutiche che sono rappresentate da tecniche fisiatriche, quando ancora vi è continuità del tronco nervoso, che cercano di “risvegliare” il nervo leso, mentre in caso di interruzione del tronco nervoso, bisogna ricorrere a tecniche chirurgiche di riparazione del nervo. Sin dagli anni sessanta, lo sviluppo della microchirurgia ha consentito un approccio “riparativo” alle lesioni nervose mediante: la tecnica della neurolisi, ovvero la liberazione di un tronco nervoso, compresso ed ischemico, ma integro, da tessuti fibrosi cicatriziali ed aderenziali. la neuroplastica, cioè utilizzo di innesti nervosi autologhi prelevati dallo stesso paziente per riparare tronchi nervosi interrotti (Foto 1). Questa chirurgia richiede l’uso di mezzi di ingrandimento ottico, come il microscopio operatore. I risultati sono spesso ampiamente positivi, consentendo, nella maggior parte dei casi, una buona restituzione funzionale. Nel caso di fallimento di queste possibilità terapeutiche e nei casi di lesione centrale non riparabile, si può ricorrere a tecniche di “palliazione”, ovvero di sostituzione della funzione perduta attraverso la trasposizione di tendini e muscoli sani che opportunamente “spostati” possono funzionare al posto dei muscoli paralitici. Il termine palliazione deriva dal “pallium”, che era il mantello con cui gli attori di Plauto si coprivano il capo: al davanti vi era una maschera maschile ed al di dietro una maschera femminile; lo stesso attore, quindi, poteva dare vita a due personaggi opposti. Così la chirurgia palliativa consente di sostituire una funzione simmetrica, ma opposta, mediante il trasferimento tendineo, ad esempio, di un muscolo flessore in posizione di estensore. La chirurgia palliativa nel “piede cadente” Per recuperare un piede cadente per paralisi degli estensori della caviglia e del piede possiamo utilizzare un potente “donatore” funzionale: il muscolo tibiale posteriore. Si tratta di un potente muscolo della gamba, dotato di un lungo tendine (teso fra la tibia e l’osso scafoide al piede) che normalmente ha la funzione di invertire ed addurre il piede. Sin dagli anni ’50, si è diffusa questa tecnica chirurgica di trasposizione del tendine TP al davanti ed all’esterno del piede in maniera tale che, da inversore del piede potesse diventare eversore del piede, al posto del muscolo tibiale anteriore, paralizzato. Questo intervento chirurgico si è molto raffinato negli anni e rappresenta una brillante soluzione per il recupero del piede cadente per paralisi dei muscoli estensori della caviglia e del piede. Tecnicamente si esegue prelevando il tendine insieme ad una bratta ossea dallo scafoide, lo si fa passare attraverso la membrana interossea tibio-peroneale della gamba e sotto un tunnel sottocutaneo fino al II o III osso cuneiforme, al lato esterno del piede, quindi, viene fissato con viti o cambrette
Armonia del movimento e Chinesiologia clinica scientificamente corretta.

Dott. Carmelo Giuffrida Dottore in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate. Perfezionato in Chinesiologia, in Chinesiologia Rieducativa, in Posturologia e Osteopatia- Catania Dott.ssa Alda Boccini Docente incaricato all’insegnamento di “Attività motoria e sportiva nell’età adulta e anziana” presso Scienze Motorie – Dip. di Medicina Sperimentale, Università di Genova Abstract La Chinesiologia è la scienza che studia il movimento del corpo umano in tutte le sue forme; la chinesiologia sinergetica è una scienza transdisciplinare, può essere definita come «scienza degli effetti combinati», si tratta di un campo di studio che esamina come le componenti di un sistema lavorino insieme, utilizzando leggi matematiche; in poche parole, studia la cooperazione dei sottosistemi che compongono il corpo umano e che sono in mutua interazione. Il Metodo “Rieducazione Morfologica Sinergetica o Rieducazione Posturale Sinergetica” del Prof. Carmelo Giuffrida, nasce da un insieme di tecniche che, se opportunamente fuse insieme, svolgono la funzione di garantire una buona efficienza fisica e un miglioramento qualitativo della vita. L’essere umano è un universo complesso, multi-dinamico e multi-dimensionale, con capacità auto-organizzativa, auto-trasformativa e auto-sviluppante. La materia di cui si compone il corpo umano è correlata in un groviglio di organi “non separabili”, poiché l’uomo fa parte di un tutto, unito da un profondo legame con ciò che lo circonda. Questo metodo, fondato sulle “Scienze del movimento”, tende alla scoperta ed alla formulazione di leggi generali, aventi carattere di universalità, prescindendo dalla natura degli elementi che costituiscono i sistemi in esame, ma valutando la loro interazione. Il “Metodo Alpha-Armonia Posturale” della Dott.ssa Alda Boccini ha lo scopo, attraverso un processo di apprendimento psico-motorio, di riequilibrare le alterazioni morfologiche, orientando il lavoro globale sull’intero organismo e non ad un singolo segmento; “allena” il soggetto a concentrarsi sulle sensazioni che provengono dal proprio corpo durante un movimento o durante l’assunzione di una certa postura, controllando le alterazioni posturali. Ciò avviene mediante la riprogrammazione degli schemi posturali algici, sperimentando la presa di coscienza e la qualità del movimento. Kinesiology is the science that studies the movement of the human body in all its forms; synergetic kinesiology is a transdisciplinary science, it can be defined as “science of combined effects”, it is a field of study that examines how the components of a system work together, using mathematical laws; in short, it studies the cooperation of the subsystems that make up the human body and which are in mutual interaction. The “Synergetic Morphological Re-education or Synergetic Postural Re-education” method of Prof. Carmelo Giuffrida was born from a set of techniques which, if appropriately merged together, perform the function of guaranteeing good physical efficiency and a qualitative improvement in life. The human being is a complex, multi-dynamic and multi-dimensional universe, with self-organisational, self-transformative and self-developing capacity. The matter of which the human body is made is correlated in a tangle of “non-separable” organs, since man is part of a whole, united by a profound bond with what surrounds him. This method, based on the “Sciences of movement”, tends to discover and formulate general laws, having a universal character, regardless of the nature of the elements that constitute the systems under examination, but evaluating their interaction. The “Alpha-Postural Harmony Method” by Dr. Alda Boccini has the aim, through a psycho-motor learning process, of rebalancing the morphological alterations, orienting the global work on the entire organism and not on a single segment; “trains” the subject to concentrate on the sensations that come from their body during a movement or when assuming a certain posture, controlling postural alterations. This occurs through the reprogramming of painful postural patterns, experiencing awareness and the quality of movement. “Chinesiologia Sinergetica”: il metodo di Carmelo Giuffrida La Chinesiologia Sinergetica prende a prestito la sua denominazione dal greco συνεργητικός ‘sinergia’, che significa «cooperazione, lavorare insieme, operare con», derivazione di συνεργέω «collaborare», e στηοσ, che significa «comportamento». Studia il comportamento dei sistemi complessi e dei sistemi che compongono il corpo umano, con il compito di scoprire le leggi universali che stanno a fondamento dell’auto-organizzazione delle strutture che lo costituiscono. Lo studio del comportamento di sistemi complessi ha messo in evidenza come essi seguano le medesime leggi generali, a prescindere dalla natura specifica degli elementi costitutivi. Il Metodo “Rieducazione Morfologica Sinergetica o Rieducazione Posturale Sinergetica”, ideato dal Prof. Carmelo Giuffrida e sperimentato, in seguito a continue osservazioni, in oltre 35 anni di attività dedicata alla Chinesiologia Rieducativa, alla Posturologia e all’Osteopatia, nasce da un insieme di tecniche che, se opportunamente fuse insieme, svolgono la funzione di garantire una buona efficienza fisica e un miglioramento qualitativo della vita del paziente; finalità questa, che prescindendo dalla natura degli elementi che costituiscono i sistemi in esame, tende alla scoperta e alla formulazione di leggi generali, aventi carattere di universalità. Le complessità teoriche e applicative del Protocollo impongono all’Operatore, che ne somministra i contenuti, conoscenze approfondite nei campi anatomo-fisiologico e correttivo-rieducativo; non è possibile applicarne i concetti in maniera statica e meccanica, senza conoscere le varianti necessarie attraverso cui adattare il Protocollo alle esigenze del soggetto in questione. Il Protocollo Rieducativo originale è un metodo vivo e dinamico, basato sull’esperienza professionale, che viene trasmesso verbalmente dal “docente” al “discente” e che applica le conoscenze derivanti da vari ambiti e branche specialistiche (anatomia, fisiologia, biochimica funzionale, neuro-scienze, bio-meccanica, …), modellando il corpo umano e operando dal vivo, in un approccio integrato e personalizzato sul paziente. L’essere umano è un universo complesso, multi-dinamico e multi-dimensionale; ha capacità auto-organizzativa, auto-trasformativa e auto-sviluppante. “Auto” è un suffisso che indica l’influenza della “coscienza”, del suo sé, pre-conscio e in-conscio, implicando una eterna presenza attiva che genera l’organizzazione, la trasformazione e lo sviluppo della coscienza multidimensionale. La materia di cui si compone il corpo umano è correlata in un groviglio di organi “non separabili”, poiché l’uomo fa parte di un tutto. Unito da un profondo legame con ciò che lo circonda, stabilizza una “ri-conciliazione” che restituisce uno stato di “non separazione” dell’universo microcosmico che ne compone la sua complessa geometria variabile a configurazione funzionale. L’Uomo si muove, pensa e opera manifestandosi sempre secondo schemi
Il disagio scolastico e il TVS (Tempo di Vita della Scuola): la dispersione formativa

Dott.ssa Paola Daniela Virgilio PhD in Scienze Sociali e Giuridiche, Pedagogista, Trapani Abstract L’Unione Europea definisce con l’acronimo ELET (Early Leaving from Education and Training) il fenomeno dell’abbandono dell’istruzione scolastica o della formazione professionale e con NEET (Not in Education, Employment or Training) l’indicatore atto a individuare la quota di popolazione, di età compresa tra i 15 e i 29 anni, che non sia occupata o inserita in un percorso di istruzione o di formazione. La dispersione scolastica è un fenomeno complesso che riconosce varie cause socio-economiche; è una responsabilità comune di individui ed istituzioni, nell’intento di promuovere strategie efficaci, che potrebbe trovare un fattore di prevenzione nel rapporto fondamentale fra gli studenti e gli insegnanti, uniti dal comune interesse di favorire un percorso formativo proficuo per tutti; il TVD si è rivelato uno strumento molto utile ed efficace per comprendere meglio le difficoltà ed i disagi degli studenti. The European Union defines the phenomenon of abandonment of school education or professional training with the acronym ELET (Early Leaving from Education and Training) and with NEET (Not in Education, Employment or Training) the indicator suitable for identifying the share of the population, aged between 15 and 29, who is not employed or engaged in education or training. School dropout is a complex phenomenon that recognizes various socio-economic causes; it is a common responsibility of individuals and institutions, with the aim of promoting effective strategies, which could find a prevention factor in the fundamental relationship between students and teachers, united by the common interest of promoting a profitable training path for all; the TVD proved to be a very useful and effective tool for better understanding the difficulties and discomforts of students. ——————————————————————————————————————— La dispersione formativa è un fenomeno complesso e multifattoriale che coinvolge una serie di problematiche sociali ed individuali, influenzando direttamente l’abbandono dei percorsi d’istruzione e le opportunità future dei giovani. Questo problema pone una serie di interrogativi critici su quale sia la responsabilità principale di tale fenomeno e se questa sia il risultato di scelte individuali, di lacune del sistema educativo o di una combinazione di entrambe. In Italia, sono state da tempo introdotte due regole fondamentali; la primo è l’Obbligo di Istruzione: riformulata nel 2006, prevede che l’istruzione obbligatoria duri almeno 10 anni, quindi riguarda la fascia di studenti di età compresa tra i 6 e i 16 anni; la seconda è il Diritto-Dovere all’Istruzione: introdotta nel 2005, prevede il proseguimento del percorso formativo per ulteriori 2 anni o, in alternativa, fino al conseguimento di una qualifica professionale di durata almeno triennale, entro il 18° anno di età. Il concetto di diritto-dovere completa, quindi, l’obbligo di istruzione e la parola “dovere”, cioè obbligo, unita a “diritto” garantisce l’opportunità di raggiungere, in linea anche con le indicazioni dell’Unione Europea, i livelli culturali necessari per sviluppare capacità e competenze generali e specifiche in linea con attitudini e desideri personali, al fine di favorire l’ingresso nel mondo del lavoro. Tutto ciò delinea un quadro complesso e stratificato di responsabilità ed impegno educativi che, sebbene nascano dall’intento di guidare gli studenti attraverso validi percorsi formativi, possono risultare confusi e poco chiari per gli interessati, rendendo più complesso il fenomeno dell’allontanamento dei ragazzi dagli studi. La terminologia utilizzata per descrivere la dispersione formativa, in Italia, è variegata e riflette diverse sfumature del fenomeno. Termini come “dispersione”, “abbandono”, “dispersione scolastica” e “dispersione formativa” offrono diverse angolazioni da cui affrontare il problema; tuttavia, questa diversità terminologica può generare confusione e ambiguità, rendendo difficile una comprensione chiara e condivisa del fenomeno. In questo scenario, l’Unione Europea ha introdotto indicatori come l’ELET (Early Leaving from Education and Training) e il NEET (Not in Employment, Education, or Training) per misurare e confrontare la dispersione formativa tra i diversi Paesi membri. Sebbene questi indicatori offrano uno strumento utile per analizzare il fenomeno, presentano anche limiti metodologici e interpretativi che ne riducono l’applicabilità e la capacità di catturare la complessità del fenomeno. L’abbandono precoce degli studi ha conseguenze gravi e durature, compromettendo le opportunità di inserimento lavorativo, aumentando il rischio di esclusione sociale e riducendo la fiducia nelle istituzioni. Queste conseguenze si riflettono anche a livello macroeconomico, con impatti significativi sulla spesa pubblica e sullo sviluppo socioeconomico del paese. In Italia, nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni nel ridurre l’ELET, il Paese continua a confrontarsi con tassi elevati di dispersione formativa e di NEET, con significative disparità di genere, condizione migratoria e geografica. Questa situazione richiede l’adozione di strategie e politiche pubbliche mirate e integrate per affrontare le sfide specifiche e promuovere la realizzazione del percorso di istruzione e l’inclusione sociale dei giovani. La dispersione formativa rappresenta una sfida complessa che richiede un approccio olistico e integrato. È fondamentale riconoscere la responsabilità condivisa tra individui e istituzioni nel promuovere il successo formativo e sviluppare strategie efficaci e sostenibili per contrastare il fenomeno. Questo impegno congiunto è essenziale per realizzare una società più equa, inclusiva e resiliente, dove ogni giovane abbia l’opportunità di realizzare il proprio potenziale e contribuire al benessere collettivo. A mio parere, il futuro si costruisce in larga misura all’interno dell’esperienza scolastica e nel sistema complesso di relazioni verticali e orizzontali che la caratterizzano. Questo assioma sottolinea l’importanza cruciale della scuola come contesto formativo e sociale, in cui gli studenti non solo acquisiscono conoscenze e competenze, ma sviluppano anche le proprie identità, relazioni e prospettive sul mondo. L’analisi delle condizioni che favoriscono o impediscono situazioni di disagio degli studenti ha evidenziato una serie di fattori chiave; da un lato, variabili individuali come lo status migratorio, la situazione occupazionale dei genitori e l’esperienza di separazioni o divorzi familiari possono contribuire a determinare situazioni di disagio scolastico; dall’altro lato, i fattori di prevenzione del disagio sono spesso contestuali e riguardano la qualità delle relazioni tra gli studenti e gli insegnanti. La soddisfazione per le competenze degli insegnanti, la percezione della loro capacità di comprendere le esigenze degli studenti e l’attenzione che dedicano loro sono elementi chiave che possono contribuire a ridurre i
La Vac come soluzione nel migliorare la guarigione delle ferite

ARTICOLO SPONSORIZZATO Il mondo della medicina continua ad investire nel miglioramento delle tecniche e nella ricerca per fornire terapie e supporti sempre più preziosi nella cura dei propri pazienti al personale medico. Una delle proposte più interessanti e innovative è sicuramente la VAC. Per chi non la conoscesse, la vac è una terapia a pressione negativa particolarmente efficace nella gestione della guarigione delle ferite. Vediamo insieme di cosa si tratta. Cos’è la VAC e come funziona La VAC, acronimo di Vacuum-Assisted Closure, è conosciuta come terapia a pressione negativa per le ferite. Si presenta come una tecnica rivoluzionaria nel campo della medicina rigenerativa e del trattamento delle lesioni più complesse. La metodologia accelera la guarigione e allo stesso tempo riduce il rischio di infezioni, favorendo un recupero più rapido e sicuro nei pazienti. Per quanto riguarda il funzionamento, impiega una pompa che va a creare un ambiente a pressione negativa all’interno del taglio chiuso da un bendaggio. Concretamente facilita l’avvicinamento dei lembi, riducendo la dimensione della lesione e migliorando l’aspetto estetico finale. Uno dei principali benefit ottenuti è la creazione di un ambiente umido e chiuso, ottimizzando il flusso sanguigno nella zona, vitale per il trasporto di ossigeno e nutrienti essenziali. Il risultato è un processo riparativo più attivo e stimolato, particolarmente utile per diverse tipologie di pazienti. In modo particolare dà il meglio di sé per ferite croniche, tra cui ulcere diabetiche, chirurgiche, a spessore parziale e altre casistiche in cui i medici ritengono ideale questa opzione. Oggi è sicuramente migliorata ma le prime comparse risalgono al 1994, anno in cui prima in Europa e poi negli USA ha iniziato a mostrare benefici. Secondo una stima, sono oltre 9 milioni le lesioni che sono state trattate attraverso la pressione topica negativa a livello mondiale. Ad utilizzarla sono medici e infermieri specializzati che hanno scelto questo sistema integrato per supportare i propri pazienti attraverso una soluzione topica che interviene sulla vascolarizzazione e sulla riduzione dei rischi di infezione. Quali sono i vantaggi I vantaggi sono numerosi e importanti, basti pensare che rimuove la possibilità che si sporchi la ferita, riduce l’edema e soprattutto favorisce la formazione di un tessuto nuovo e guarito. Di grande supporto per pazienti con ulcere diabetiche, post operatorio o lesioni da trauma, ecco tutti quelli da conoscere: Guarigione più rapida. Alcuni studi hanno dimostrato la capacità di accelerare in modo significativo la guarigione delle ferite rispetto a trattamenti tradizionali; Insorgenza ridotta di infezioni. Riuscendo a mantenere la ferita pulita e riducendo l’esposizione a contaminanti esterni, la VAC è un supporto importante nella diminuzione di casi di infezioni; Riduzione di interventi chirurgici per gestire infezioni o problematiche. In molti casi, l’uso della VAC riduce la necessità di ulteriori cure più invasive, consentendo una chiusura più naturale della ferita. Non è dolorosa per il paziente. Un vantaggio ulteriore è che non provoca dolore ma solo un leggero fastidio in passaggi quali la rimozione della spugna o della pellicola adesiva che ricorda un effetto ceretta ma nulla di assolutamente debilitante. A infastidire è esclusivamente l’infiammazione locale della ferita che però guarisce più rapidamente con questa tecnica.
Malattie reumatologiche, il ruolo del MMG. Intervista dott. Antonio D’Angelo

Quale deve essere il ruolo svolto dal medico di medicina generale a fronte di pazienti che presentano malattie reumatologiche? Ne abbiamo parlato con il dott. Antonio D’Angelo, medico di medicina generale. L’intervista è stata registrata a Gioiosa Marea in occasione del 9° Congresso del CReI Sicilia voluto dal responsabile scientifico dott. Aldo Molica Colella (Responsabile UO di Reumatologia Ospedali Riuniti “Papardo – Piemonte”, Messina – Coordinatore Editoriale Collegio Reumatologi Italiani) e organizzato da AV Eventi e Formazione. VAI ALLO SPECIAL VIDEO PER TUTTE LE ALTRE INTERVISTE DAL CONGRESSO CREI SICILIA 2024
Counseling nelle patologie gineco-reumatologiche, intervista al prof. Epis

L’importanza del counseling nelle patologie gineco-reumatologiche. Ne abbiamo parlato con il prof. Oscar Massimiliano Epis, Direttore Dipartimento Medico Polispecialistico e Direttore S.C. Reumatologia ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda, Milano. L’intervista è stata registrata a Gioiosa Marea in occasione del 9° Congresso del CReI Sicilia voluto dal responsabile scientifico dott. Aldo Molica Colella (Responsabile UO di Reumatologia Ospedali Riuniti “Papardo – Piemonte”, Messina – Coordinatore Editoriale Collegio Reumatologi Italiani) e organizzato da AV Eventi e Formazione. VAI ALLO SPECIAL VIDEO PER TUTTE LE ALTRE INTERVISTE DAL CONGRESSO CREI SICILIA 2024
LES, diagnosi e cura. Intervista al dott. Giuseppe Provenzano

Quali sono gli scenari per la diagnosi e la cura del LES, Lupus eritematoso sistemico? Ne abbiamo parlato con il dott. Giuseppe Provenzano, Direttore UO Reumatologia, AO Ospedali Riuniti “Villa Sofia-Cervello”, Palermo. L’intervista è stata registrata a Gioiosa Marea in occasione del 9° Congresso del CReI Sicilia voluto dal responsabile scientifico dott. Aldo Molica Colella (Responsabile UO di Reumatologia Ospedali Riuniti “Papardo – Piemonte”, Messina – Coordinatore Editoriale Collegio Reumatologi Italiani) e organizzato da AV Eventi e Formazione. VAI ALLO SPECIAL VIDEO PER TUTTE LE ALTRE INTERVISTE DAL CONGRESSO CREI SICILIA 2024
SPECIAL VIDEO | 9° Congresso Regionale CreI Sicilia 2024

Il 9° congresso di reumatologia Crei Sicilia è stato un vero successo. L’intervista realizzata al responsabile scientifico dott. Aldo Molica Colella, Responsabile UO di Reumatologia Ospedali Riuniti “Papardo – Piemonte”, Messina , che personalmente si è speso affinchè il congresso si svolgesse a Gioiosa Marea, sintetizza perfettamente la qualità che ha caratterizzato questo evento straordinario. Con una grande partecipazione di pubblico, le relazioni hanno superato ogni aspettativa, dimostrando l’importanza e la rilevanza ma soprattutto l’attualità della ricerca in reumatologia volta a migliorare la qualità di vita dei pazienti. Dall’entusiasmo dei partecipanti, all’elevata qualità della formazione scientifica, ogni momento del congresso ha sottolineato l’impegno e la passione che animano la comunità medico/scientifica. La bellissima località di Gioiosa Marea, rappresentata dalla presenza in aula della sindaca dott.ssa Giusi La Galia, ha fatto da cornice perfetta alle due giornate di apprendimento e condivisione organizzate da AV Eventi e Formazione. “Il Congresso regionale CreI Sicilia 2024, giunto alla 9° edizione, ha – dichiarato il dott. Aldo Molica Colella – ha avuto come obiettivo l’informazione e l’aggiornamento del reumatologo, e ha visto impegnate anche le altre varie figure specialistiche coinvolte nella cura delle malattie reumatiche. Una occasione di confronto tra i reumatologi Italiani su tematiche di interesse quali l’integrazione ospedale territorio, con una sessione interattiva che ha visto il coinvolgimento dei medici di medicina generale. Coinvolte anche le Associazioni dei pazienti”. Congresso CreI Sicilia 2024, l’intervista al dott. Aldo Molica Colella Osteoporosi, update sulla terapia. Intervista al Prof. Giovanni Minisola Salute riproduttiva e patologie reumatologiche, intervista al dott. Francesco Molica Colella Fibromialgia e disturbi del distretto oro-facciale, intervista al dott. Alessandro Molica Colella LES, diagnosi e cura. Intervista al dott. Giuseppe Provenzano Counseling nelle patologie gineco-reumatologiche, intervista al prof. Epis Malattie reumatologiche, il ruolo del MMG. Intervista dott. Antonio D’Angelo
Congresso CreI Sicilia 2024, l’intervista al dott. Aldo Molica Colella

Il 9° congresso di reumatologia Crei Sicilia è stato un vero successo. L’intervista realizzata al responsabile scientifico dott. Aldo Molica Colella, Responsabile UO di Reumatologia Ospedali Riuniti “Papardo – Piemonte”, Messina , che personalmente si è speso affinchè il congresso si svolgesse a Gioiosa Marea, sintetizza perfettamente la qualità che ha caratterizzato questo evento straordinario. Con una grande partecipazione di pubblico, le relazioni hanno superato ogni aspettativa, dimostrando l’importanza e la rilevanza ma soprattutto l’attualità della ricerca in reumatologia volta a migliorare la qualità di vita dei pazienti. Dall’entusiasmo dei partecipanti, all’elevata qualità della formazione scientifica, ogni momento del congresso ha sottolineato l’impegno e la passione che animano la comunità medico/scientifica. La bellissima località di Gioiosa Marea, rappresentata dalla presenza in aula della sindaca dott.ssa Giusi La Galia, ha fatto da cornice perfetta alle due giornate di apprendimento e condivisione organizzate da AV Eventi e Formazione. “Il Congresso regionale CreI Sicilia 2024, giunto alla 9° edizione, ha – dichiarato il dott. Aldo Molica Colella – ha avuto come obiettivo l’informazione e l’aggiornamento del reumatologo, e ha visto impegnate anche le altre varie figure specialistiche coinvolte nella cura delle malattie reumatiche. Una occasione di confronto tra i reumatologi Italiani su tematiche di interesse quali l’integrazione ospedale territorio, con una sessione interattiva che ha visto il coinvolgimento dei medici di medicina generale. Coinvolte anche le Associazioni dei pazienti”. RIVEDI LO SPECIAL CON TUTTI I VIDEO
Fibromialgia e disturbi del distretto oro-facciale, intervista al dott. Alessandro Molica Colella

È importante che i pazienti affetti da fibromialgia che presentano sintomi di patologie del distretto oro-facciale consultino sia un reumatologo che un odontoiatra specializzato in disturbi temporomandibolari per ottenere una gestione completa e coordinata della loro condizione. Ne abbiamo parlato con il dott. Alessandro Molica Colella, Odontoiatra. L’intervista è stata registrata a Gioiosa Marea in occasione del 9° Congresso del CReI Sicilia voluto dal responsabile scientifico dott. Aldo Molica Colella (Responsabile UO di Reumatologia Ospedali Riuniti “Papardo – Piemonte”, Messina – Coordinatore Editoriale Collegio Reumatologi Italiani) e organizzato da AV Eventi e Formazione. VAI ALLO SPECIAL VIDEO PER TUTTE LE ALTRE INTERVISTE DAL CONGRESSO CREI SICILIA 2024